lunedì 25 novembre 2013

Free

Una mattina come tante, uguale alle altre. Dal letto in terra battuta si poteva osservare tutto il letto. La stanza era quella tipica di ogni ospedale. Letto al centro, macchinari per la misurazione dei valori vitali a destra, comodino con avvoltoio a sinistra e rododendri pendenti dal soffitto. L'infermiera entro' nella stanza passando dalla finestra, il contenuto limaccioso della cassetta di sicurezza traboccava ma era abbastanza nascosto per non essere visto. Ad un tratto in un'altra stanza il professore rivolto' un guanto e indosso' il pennacchio da guerra. Quella stanza si fece buia e le luci della macchina per la pressione cambiarono da verdi a rosse.
Era ora di andarsene da quel luogo. La struttura dell'ospedale era a pianta esagonale, con le due torri più alte corrispondenti ai fuochi dell'ellisse. Le vie di fuga, si sapeva, erano poche e molto ben sorvegliate. Anche se il complesso non era pensato per contenere le persone contro la loro volontà, negli ultimi anni troppi casi di pazienti pericolosi avevano convinto le autorità' a intensificare le misure di sicurezza. Termoscanner, rilevatori di pioppo, sensori ad alto rendimento acustico, piattaforme illuminate con le luci di Natale, erano solo i primi dispositivi conosciuti dai cittadini al di fuori del personale medico. Don Worry era stato ricoverato per eccesso di zelo, e se ne stava nella sua stanza da quasi un anno. Dalla sua finestra si poteva vedere l'ala orientale di Megalopoli durante le prime luci dell'alba, prima che la pesante coltre di fumo misto ad inquinamento industriale coprisse tutto il fondo della grande valle. Le montagne al di sopra di Megalopoli erano note per essere pericolose quasi quanto i quartieri più cupi, ma a differenza della città, il freddo glaciale e gli animali selvaggi fungevano da grosso deterrente, sia per avventurosi in cerca di risorse sia per gli stessi abitanti, abituati a rimanere protetti dalle mura di casa.
Il giovane prete, osservo' l'infermiera compiere le operazioni giornaliere, la vide misurare la temperatura la pressione, la viscosità il tasso alkalinico e l'eventuale presenza di saccaridi policiclici dal grosso contenitore delle tartarughe da ospedale, tipiche di ogni stanza. Ultimati gli esami, l'infermiera tolse la sicura alla pistola di vernice e inizio' a dipingere la stanza, coprendosi la mano con la bocca. Il rumore del compressore di vernice copriva la fastidiosa musica proveniente dagli strumenti di misura della stanza, dopo qualche ora la stanza era perfettamente colorata di verde. Don Worry attese con pazienza l'uscita dell'infermiera, scese con cautela dal letto e divise dietro di se le due meta' del ribaltone, convesso come la sua stessa paura. Il corridoio sembrava deserto, ma di certo non era una buona idea avventurarsi verso quella direzione. Apri' invece la finestra trovandosi di fronte una pesante coltre di nebbia tossica e maleodorante. Si lancio' nel vuoto, lasciando speranza fastidi e paura nella stanza. Il dispositivo di atterraggio portatile, di cui tutti gli esseri umani erano dotati sembrava funzionare bene, infatti il prete si adagio' senza dolore ai piedi della statua a forma di Groenlandia di Ipocrita, fondatore dell'ospedale. Era libero di scendere da quelle maledette montagne e iniziare una nuova vita.
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