domenica 16 dicembre 2012

Save your life

Si entrava uno alla volta. Il tempo sembrava scorrere unicamente grazie all'insegna luminosa della sala d'attesa e non per una qualche propietà periodica vibrazionale di un comune cristallo. La stanza era asettica. Le pareti banchissime si confondevano sia con il pavimento che con il soffitto, non era possibile distinguere dove finisse l'uno e iniziasse l'altro. Le persone erano ordinatamente invitate a munirsi di tatuaggio numerico e connessione spinale accessibile, la quasi totalità dei pazienti sceglieva il collo o la base del cranio, qualcuno preferiva invece posti più nascosti come talloni o polsi. Il pagamento avveniva tramite chip di credito oculare, e variava in base alla quantità di dati da trasportare.
Io mi ero deciso a fare il "passo" solo qualche giorno prima. Mi ero convinto che fosse la soluzione più sicura per non perdere niente. I miei genitori avevano fatto la stessa cosa, ma con tecniche rudimentali e di certo più dolorose, i miei nonni invece non avevano potuto accedere a questa tecnologia, a quei tempi il backup dei ricordi su banco di memoria era ancora fantasia.
Mi voltavo a gardare la fila dietro di me sempre più densa, mentre mi inquietava la porzione di fila prima di me che si stava velocemente riducendo. "76020", ero io, toccava a me. Camminando lentamente verso la porta rossa cercavo di fare lunghi respiri, e ad ogni ciclo di aria nei polmoni mi sforzavo a trattenerne un po dentro il petto per combattere l'ansia con una postura fiera ed eretta. Una curiosa infermiera alta e gentile mi invitava ad accomodarmi sul lettino e a scoprire la mia connessione neurale. Il dolore di quell'impianto si faceva ancora sentire, ma avevo speso molti crediti per ottenere un lavoro pulito e perfetto. Troppi i casi di infezione nell'ambiente degli impianti bio elettronici.
Fu tutto molto rapido, non indolore ma decisamente meglio del previsto. Uscii dopo 30 minuti esatti, senza più quel peso sullo stomaco, con la mia esisteza e quella della mia intera famiglia salvata al sicuro su un sopporto di grafene rosso. Sorridevo pensando che fare un backup è sempre stata una buona idea.
Ora potevo assumere qualsiasi cosa, qualsiasi sostanza psicoattiva che lo Sprawl conoscesse mi era concessa. Questo si chiama, salvarsi la vita.

giovedì 13 dicembre 2012

Naoto Fake

Io lo schifo Naoto. Sono nella giungla sotto le Torri, mi confondo tra le Tigri, mangio nella tana tra loro, non pago. Loro fanno di tutto per farmi sentire Leone, ci sono troppi Dragoni, per questo resto Lupo solitario, laze biosas. Secondo loro sono nato Scimmia ma è meglio essere Falco per evitare le Iene. In questa giungla di Avvoltoi, occorre stare all'erta, non ci sono piu Gazzelle da mangiare, solo Formiche pronte a rovinare la mia criniera.