martedì 8 ottobre 2013

Resistenza

Malario camminava sempre di fronte a se. Non aveva altre abitudini. Si era sforzato di cercare qualche vizio ma non riusciva mai a prenderne uno. Il medico disse che stava bene, di non pensare ad un motivo per stare male, piuttosto di mantenere la situazione sotto controllo, ma senza ostentare salute.
Malario sentiva il sangue scorrere dentro di se, e poteva annusare il profumo delle cose circostanti senza problemi. L'anno precedente aveva chiesto di essere ingessato dalla vita in su, per precauzione, e sentendosi ora risanato, forse qualcosa in lui stava davvero cambiando. Era giunto ormai il tempo per Malario di intraprendere il grande viaggio verso la Resistenza. Aveva passato tutti i controlli medici, etici, morali e fiscali. Per molti anni le gesta dei seguaci della Resistenza avevano infiammato i cuori della gente e le baracche di legno dei nemici. L'ipocondria di Malario si era manifestata proprio come ossessione, vittima del fascino della Resistenza, ma adesso era fermamente deciso a compiere tutto il cammino e raggiungere la Resistenza. Conosceva bene le regole "Perfezione fisica e mentale assoluta, rettitudine, altruismo, eterogermia e attitudine all'utilizzo delle trebbiatrici". Malario si sentiva pronto ad affrontare viaggio, regole e sguardi indiscreti.
Decise di partire un freddo mattino del mese di Brumaio. Le rondini erano ancora ghiacciate sugli alberi, morte ormai dallo scorso autunno, il vento soffiava senza tregua, e muoveva vigorosamente l'anemometro a forma di marmitta catalitica eretto nella piazza principale del paese. Malario scrutava quella piazza deserta avvolto dal proprio giubbotto di cerviolone. Il punto di partenza per il cammino verso la Resistenza era noto a molti, il punto di arrivo sconosciuto quasi a tutti. Il passo si fece più veloce e deciso, il grande anemometro e la piazza lasciati alle spalle sembravano ricordare a Malario che non si trovava più nella piazza con il grande anemometro al centro. La sua abitudine di camminare di fronte a se aveva aiutato il suo procedere diritto, e ben presto ogni forma di civiltà o di presenza umana lasciò il posto al nulla della radura. Senza esitare Malario scacciò ogni pensiero negativo, e poco a poco si rese conto di aver iniziato a correre, con un moto liberatorio e introspettivo. Accese il proprio visore vitale portatile, tutta la vita gli passò davanti. Lo scorrere delle ore, dei giorni delle settimane presto smise di essere importante. Più il tempo passava più Malario acquisiva nuova consapevolezza di se, quella prova di vita lo aveva del tutto cambiato. Si nutriva di germicidi e beveva l'acqua estratta dai giunchi selvatici trovati lungo il cammino. Poteva essere passato un mese o un anno, non sarebbe cambiato nulla, ma quando i segni della Resistenza iniziarono ad essere evidenti, il cuore di Malario si colmò di soddisfazione e serenità. Dapprima vide l'oleodotto trasparente, eretto dai primi seguaci, poi la conca equestre in lontananza, e fu certo di essere nel posto giusto, quando la grande Resistenza apparve oltre la conca, scintillante al sorgere del sole. Le prime abitazione dei seguaci erano sparse qua e la ai bordi della conca, avvicinandosi si era accorto però di quante persone, come lui, avevano abbandonato la vita normale per diventare seguaci della Resistenza, intere famiglie di adepti popolavano il centro della conca.
La grande Resistenza era ormai innanzi a lui. Uno dei due terminali era conficcato nel terreno, mentre l'altro svettava sopra le teste dei seguaci, ad un centinaio di metri di altezza. Il tipico zig zag del corpo era cromato come il resto del gigantesco componente elettronico e la scritta 10 Ohm, a caratteri dorati, donava pace e serenità ai cuori dei fedeli.
Malario, perso nell'ammirazione non si accorse che uno dei sacerdoti si stava frettolosamente avvicinando a lui con una pila a Zinco Carbone in mano.  [..]

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