martedì 24 settembre 2013

Eravamo migliaia

Eravamo migliaia, o forse eravamo a migliaia. Eravamo molti, ma non saprei dire quanti. L'ultima cosa che mi venne in mente in quel momento fu di contarci. In verita' sentii una voce provenire da una non ben precisata zona dietro di me, qualcuno propose di contarci, ma fu calpestato, si rese conto solo dopo molte ore di quanto inadeguata fosse la sua proposta. Eravamo migliaia, tutti vicini... sui nostri volti era dipinta un'espressione a meta' tra il dubbio e l'angoscia. Dopo molte ore, moltissime ore, molte piu' di quante si potessero definire troppe ore, accadde qualcosa di unico. Un uomo molto giovane con gli occhi finti chiese di poter parlare. Si alzo' su un pietrone acceso, si schiari' la voce usando una versione portatile di photoshop, e quando il silenzio inizio' a farsi sentire, decise di parlare. Le sue parole ancora oggi ritornano alla mia mente, furono parole decise e inequivocabili, lasciarono un segno in tutti noi. noi che avevamo potuto viverle. Aveva fatto una lunga pausa, volutamente lunga, di quelle pause che se fossero meno lunghe mostrerebbero insicurezza. Quella lunghezza giusta che trasforma una pausa in un discorso di per se inequivocabile. Le parole furono dure, ma giuste. "Perche' siamo qui?". Tutti iniziarono a guardarsi attorno, la risposta doveva essere li tra noi, da qualche parte. Tutto fu silenzio. Nessuno aveva una risposta. quando si e' tanti in un posto un motivo ci deve essere, ma quando si e' tantissimi o anche di piu', allora si deve essere auto giustificati dal numero. Andammo a casa, a migliaia.

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